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Le profonde contraddizioni dell’opera di Bansky

di mariagiovanna 6 novembre 2007

Lui stesso si definisce ‘vandalo di qualità’ e forse è la definizione che sintetizza nel modo migliore quello che rappresenta Banksy. Le sue opere sono apparse sui muri di Londra, New York e persino sul tanto discusso muro nei territori palestinesi. Per molti anni è stato considerato alla stregua di tutti quei graffittari che rovinano i muri delle nostre città, vandali che “vanno eliminati perché danno un’immagine di trascuratezza e decadimento sociale che poi portano alla delinquenza”, secondo il commento di un portavoce del ‘Transport for London (l’ente che gestisce i trasporti pubblici), dopo l’eliminazione di un’opera di Bansky che ritraeva John Travolta e Samuel L. Jackson con in mano, al posto delle pistole, due banane, perfetto esempio di Pulp Art. Oggi le opere di Bansky sono considerati lavori di qualità tanto da essere messi all’asta da Sotheby’s con cifre da capogiro. Nell’ottobre dello scorso anno una sua rivisitazione della Gioconda è stata battuta per 85mila euro nelle sale di New Bond Street. La consacrazione ha toccato anche limiti quasi invalicabili. Una sua contraffazione di una pietra, con un uomo primitivo che spinge il carrello di un supermercato, lasciata al British Museum di Londra è diventato, scoperto l’inganno, parte integrante della collezione del famoso museo londinese. Non male per un guerrilla artist il cui scopo principale era quello di salvare il mondo e le cui installazioni per lungo tempo sono state caratterizzate dall’illegalità e dalla clandestinità. Questo non toglie però che i suoi murales, irriverenti e provocatori, rappresentino una spina nel fianco nell’ordine precostituito della società moderna e che sappiamo colpire in maniera indelebile chiunque si trovi casualmente ad ammirarli. Bansky è riuscito a far confluire l’attenzione mediatica su un tipo di espressione artistica spesso criticata ed incompresa, anche se apprezzata da qualche ‘illuminato’ capace di coglierne la potenzialità esplosiva. Questo sconvolgimento nel modo di valutare l’opera di questo uomo senza identità ha sollevato un polverone di critiche e polemiche che non sembra avere intenzione di sopirsi. Waldemar Januszczak, giornalista del Times sintetizza in questo modo le contraddizioni insite nell’opera di Bansky “Immagini come quella della famosa bambina vietnamita colpita dal napalm cui lui affianca, in una corsa sinistra e spietata, Topolino e il clown di Mc Donald, sono efficacissime per strada. Sbagliate in una galleria alla moda”.

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