Ron Mueck è uno dei più importanti artisti iperrealisti viventi. Nato in Australia nel 1958 da genitori tedeschi vive ormai da un decennio a Londra. La sua storia artistica prende il via molto tardi, dopo che Mueck ha condotto programmi per l’infanzia, si è occupato di effetti speciali per il cinema e ha lavorato per la pubblicità. Il suo primo approccio con il mondo dell’arte risale al 1997 con l’esposizione alla mostra “Sensations”: Works of art from the Saatchi Collection” alla Royal Accademy di Londra della sua impressionante scultura ‘Dead Dad’, che riproduce veramente il padre, poi riproposta alla Hamburger Bahnhof a Berlino. Le sue sculture rappresentano sempre esseri umani indifesi, spesso completamente nudi, impauriti, colti in momenti intimi, e per questo assorti, tristi, disarmati. L’utilizzo del silicone e di materiali acrilici per creare queste opere nasce dalla sua esperienze nel mondo cinematografico, ed è un’abilità che ha sempre padroneggiato con destrezza, dandone prova nei film come “The Storyteller” e “Labyrinth” di Jim Henson. Questi materiali, insieme ad un talento innato e maturato negli anni, conferiscono un senso di realtà e tangibilità alle sue sculture da lasciare spesso i visitatori delle sue esposizioni senza fiato. Braccia pelose, rughe, unghie tagliate male, macchie sulla pelle, vene campeggiano su queste enormi o minuscole sculture e contribuiscono a ricreare fedelmente l’effetto di vero.
Ogni singolo pelo e capello, infatti, è visibile, ogni piccola imperfezione viene regalata all’occhio attento del visitatore. A volte, osservandole, viene da pensare che manca loro solo l’alito della vita e nient’altro. Spesso però il sentimento che sorge spontaneo, oltre al senso di meraviglia e stupore, è un misto di tristezza, imbarazzo e vergogna, come se si stesse spiando dei momenti privati a cui normalmente non si sarebbe autorizzati ad accedere. L’iperrealismo è anche questo, una visione che va al di là della realtà, che in un certo qual modo la stravolge, che riesce ad insinuare nel nostro essere delle sensazioni che normalmente non si proverebbero davanti ad immagini della normale quotidianità di ognuno di noi. In dieci anni di produzione artistica Ron Mueck ha creato ‘solo’ 35 sculture tra le quali voglio ricordare il gigantesco ‘Wild man’ alto ben 3,80 metri e presentato alla Biennale di Venezia, ‘Seated Woman’ del 1996, ‘Pregnant Woman’ 1997, una donna in evidente stato di gravidanza, completamente nuda, alta 2,52 metri, ‘Big man’ (1998) dai critici indicato come un perfetto esempio di solitudine, ‘Boy’ del 1999 che raffigura un bambino inginocchiato (4,90 m x 4,90 m x 2,50 m), ‘In Bed’ del 2000, lo stupefacente ‘Mother and Child’ (2001) che riproduce una donna che ha appena partorito con in grembo il proprio piccolo.
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