Uscito da pochi mesi per Mondadori, “La breve e favolosa vita di Oscar Wao” del dominicano Junot Díaz è già diventato un caso letterario. Probabilmente anche perché l’autore si è aggiudicato il prestigioso Pulitzer con il suo romanzo d’esordio. Il protagonista, Oscar (ribattezzato Wao da un amico dominicano che storpia il nome di Wilde), è un ghetto-nerd dominicano nato e cresciuto nel New Jersey, grasso, poco attraente e ossessionato dal sesso femminile. La madre, la meravigliosa Belicia Cabral, ha lasciato la Repubblica Domenicana per sfuggire alla dittatura di Rafael Leónidas Trujillo (morto il 30 maggio del 1961 dopo 30 anni di potere assoluto) e si è rifugiata negli Stati Uniti. E’ qui che Oscar nasce e cresce, tra letture di fantascienza ed il sogno di diventare il Tolkien dominicano. Ma più di tutto il suo desiderio è quello di trovare il vero amore. Ad ostacolarlo in questo suo progetto, oltre al suo aspetto non proprio attraente e al suo modo d’essere goffo ed impacciato, si frappone il terribile fukú, l’antica maledizione dominicana che perseguita i membri della sua famiglia da generazioni e che li ha condannati ai più tragici destini: chi torturato, chi morto in drammatici incidenti, chi incarcerato, ma tutti accomunati dalla sfortuna in amore.
Díaz è capace di unire la saga familiare alla fantascienza e alla Storia, il linguaggio tipico dei fumetti al dialetto domenicano, fino allo slang del ghetto, il tutto trasposto con una prosa dinamica e sincera. “La breve favolosa vita di Oscar Wao” è un omaggio alla storia di Santo Domingo ma allo stesso tempo un affresco famigliare, di quelli che non si dimenticano, sanguinario e sensuale, dominato dalle enormi figure femminili: la sorella Lola, incarnazione del passaggio tra vecchio e nuovo mondo, la matriarca Inca, che da Santo Domingo vigila sulla famiglia, e la bellissima Belicia, che con la sua passione ed i suoi amori sfortunati ha dato il via alle vicende del figlio Oscar.
Un libro divertente fino allo spasso e commovente allo stesso tempo, arricchito da un linguaggio nuovo e creativo, vicino alla cultura pop, ma che regge il confronto con i grandi ed illustri classici della letteratura Sudamericana.