La retrospettiva che il Comune di Milano dedica a Egon Schiele a Palazzo Reale è piccola, ma decisamente spettacolare. L’allestimento permette al visitatore di immergersi completamente nell’atmosfera viennese di inizio Novecento, con il suo fermento artistico, i mutamenti sociali e lo spettro di una guerra che stravolgerà l’intera Europa.
Le opere di Egon Schiele, a cavallo tra Secessione ed Espressionismo, sono una testimonianza formidabile di quel tempo e dell’inquietudine dell’animo umano. Il percorso della mostra presenta, in parallelo, la storia di una società in mutamento e quella di un gruppo di artisti, come Klimt, Kokoschka, Gerstl, Moser, Moll ed Egger-Lienz, che insieme al giovane Schiele hanno saputo cogliere l’effervescenza sociale e raccontarla con una forma d’espressione nuova, tagliente, drammatica e convulsa, quasi lirica.
Schiele è stato un artista tormentato ed enigmatico, stroncato a soli 28 anni dall’influenza spagnola. La prima fase della sua vita fu segnata da lutti familiari, dal rapporto ambiguo con la sorella Gertrude e da fallimenti scolastici, che lo condussero all’Accademia delle Belle Arti di Vienna, dove cominciò a mettere a frutto il suo innato talento. Nel 1907 cominciò a esporre le sue opere, ma la svolta avvenne dopo l’incontro con Klimt, che lo introdusse nel gruppo dei dissidenti della Secessione, gli artisti che rifiutavano la tradizione accademica a favore dell’uso primitivo del segno, della deformazione e dell’uso antinaturalistico del colore. Così Schiele potè esporre, nel 1909, alla Mostra Internazionale d’Arte di Vienna, dove ricevette le prime critiche da Francesco Giuseppe, l’Imperatore, che giudicò sgradevoli alcune sue opere.
Grazie all’amicizia del critico d’arte Arthur Roessler e di Klimt, riuscì a superare esperienze dure come la guerra, il carcere e l’isolamento sociale, continuando a dipingere e a esporre i suoi quadri. Oltre che con la sua tumultuosa vita privata, scandalizzò l’Austria con i suoi nudi femminili taglienti, asciutti, provocanti, ma anche profondamente drammatici. I ritratti di Schiele sono caratterizzati da una forte introspezione psicologica e da un senso generale di inquietudine, e i paesaggi sono visioni cosmiche di rara potenza espressiva. Il tormento interiore dell’artista emerge soprattutto nell’ossessione per la propria immagine: la produzione di autoritratti di Schiele, infatti, non ha pari nella storia dell’arte, per quantità e originalità.
Tra le opere esposte a Milano, che provengono dal Leopold Museum di Vienna, è necessario ricordare il giovanile “Fiori stilizzati su fondo decorativo”, del 1908, “Donna inginocchiata in abito rosso-arancione”, del 1910, che ritrae la sorella Gertrude in un’espressione provocatoria, “Gli eremiti”, del 1912, dove l’artista appare con l’amico Klimt, e “Autoritratto con alchechengi”, ancora del 1912, che è l’immagine simbolo della mostra.
Ancora, tra le produzioni di Schiele, bisogna citare “Case con biancheria colorata (Periferia)”, un paesaggio del 1914, “Madre cieca”, straziante opera del 1914, la celeberrima tela “Nudo disteso”, del 1917, e “Due donne accovacciate”, del 1918, una delle ultime opere dipinte.
“Egon Schiele e il suo tempo”
Milano, Palazzo Reale
Aperta tutti i giorni fino al 6 giugno 2010
Lun 14,30-19,30
Mart, merc, ven, dom 9,30-19,30
Giov e sab 9,30-22,30
Per info:
02 92 800 375
www.mostraschiele.it