Il fotografo americano Spencer Tunick, questa volta, ha stipato migliaia di corpi nudi, ed infreddoliti, allo Stadio Ernst-Happel di Vienna, quello dove si giocherà la finale degli Europei 2008. Unico riconoscimento per essere stati nudi ed inermi per cinque ore, una copia dello scatto, stampata in edizione limitata.
Famoso per le sue incredibili performance, e per essere ormai diventato un guru dell’arte contemporanea, Spencer Tunick non smette di stupire e di attirare su di se elogi ed aspre critiche. Qualsiasi sia il proprio giudizio sulla sua opera, si deve ammettere che nessuno nella storia della fotografia e dell’arte è riuscito a fare quello che è in grado di fare lui: convincere migliaia di persone a recarsi in un luogo prestabilito, spesso molto lontanodalla propria abitazione, con qualsiasi condizione meteo, a spogliarsi di ogni vestito senza inibizione e vergogna, qualsiasi sia il proprio status sociale, l’età o la condizione fisica, a seguire senza opporsi ogni ordine proveniente dal gracchiante megafono usato dall’artista per disporre l’ammasso flaccido dei presenti e tutto questo gratis. Le peronse che partecipano agli scatti di Tunick sono infatti volontari, solo ripagati dall’emozione di avere partecipato ad un’opera d’arte grandiosa.
Solo lui può fare questo, trasformando i difetti, le paure, le imperfezioni di tanti corpi in un fenomeno d’arte contemporanea. Spencer Tunick le definisce installazioni di nudo su larga scala: una forma surreale di collage umano dove i tasselli sono corpi spogliati e utilizzati come elementi di un mosaico tridimensionale. Non ci sono selezioni, non ci sono provini per poter partecipare ad uno scatto di Tunick è sufficiente presentarsi nel luogo e alla data prestabiliti trovando le informazioni su internet o con il passaparola. La bellezza fisica non conta, il colore, la statura, le forme non servono: Tunick si oppone allo stereotipo culturale imposto dai media e dalla nostra società.
I suoi corpi perdono le loro caratteristiche individuali e peculiari e diventano significative in quanto parte di un tutto, sono delle forme astratte in un paesaggio che funge da frame e che sfondo. L’artista non si pone come liberatore di corpi o portatore di un ideale del libero amore, il suo intento è semplicemente quello di rappresentare il corpo umano nella sua naturale imperfezione, nella sua uguaglianza in quanto diverso ed unico, nella sua insopprimibile dignità. (spencertunick.com)