Niobe, figlia di Tantalo e Taigete, aveva sposato Anfione, re di Tebe, e aveva dato alla luce sette robusti figli e sette bellissime figlie.
Molto orgogliosa di loro, si vantava di essere più feconda di Leto, da cui erano nati Artemide e Apollo. Con quelle parole però irritò i due dei, i quali decisero di punirla per la sua superbia.
Apollo col suo arco uccise i figli maschi di Niobe mentre erano a caccia. Nonostante ciò Niobe non smise di glorificare i suoi figli: venne così il turno di Artemide. La dea uccise le sette figlie femmine lasciando così sola Niobe. Questa giunse disperata alle pendici dell’Olimpo pregando gli dei di tramutarla in roccia, sperando così di non soffrire più.
Il suo desiderio fu esaudito una volta raggiunta la Libia, ma nonostante il suo nuovo aspetto continuò comunque a soffrire e piangere. Dalla roccia cominciarono infatti a colare incessantemente gocce d’acqua.
Questo drammatico mito, presente nelle “Metamorfosi” di Ovidio, è efficacemente rappresentato dal gruppo di statue scoperte la scorsa estate in un nuovo settore della villa del generale Marco Valerio Messalla Corvino, Mecenate del Poeta Ovidio, console insieme a Ottaviano e comandante nella battaglia di Azio del 31 a.C., situata a Ciampino, in un’area interessata da un progetto di edilizia in via dei Laghi, all’interno dei cosiddetti Muri dei Francesi, una proprietà privata corrispondente al Barco dei Colonna.
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